Capitolo II
La trappola
Così, dieci
minuti dalla telefonata Boris mise in atto il suo piano…
La porta
dello studio medico si spalancò di colpo, entrò Boris urlando: - Shura è
arrivato! Ci ha trovati! Dobbiamo combattere, non possiamo fuggire sbrigatevi!
-
Entrambi
risposero con sicurezza: -Si! –
-Sofia dove
sono i miei guanti? – chiese frettolosamente Marco.
-Tieni,
anche se non so a cosa ti servano! –
-Oh, lo
scoprirai molto presto! – le rispose sorridendo.
Dopo essere
scesi in strada Boris ordinò a Sofia, poiché disarmata di nascondersi e lei
eseguì, mentre Marco iniziò fin da subito ad affrontare Shura. Indossò i
guanti, dai quali fuoriuscirono due enormi lame taglienti fatte con le tecaridi:
una a sinistra ed una a destra per ciascun guanto. Tuttavia Shura riuscì a
bloccargli le braccia con la sua spada e gli puntò il revolver alla gola.
Gli disse: -
Mi piacerebbe molto mettere adesso fine alla tua vita sparandoti ora ma, non
sono questi gli ordini – quindi lo girò per fagli guardare in faccia colui che
lo doveva colpire – Guarda! –
Marco si
accorse solo in quel momento che Boris lo stava puntando con un fucile ed era
pronto a far fuoco.
-Aspetta,
che vuoi fare? – chiese spaventato e stupito.
-Spiacente,
Marco ma ci siamo uniti alle tre potenze il mese scorso! -
-E Sofia
allora? Era d’accordo con te? –
- No, lei ne
è all’oscuro! – disse con un ghigno in volto – vedi, dopo essermi reso conto
che eri tu il fuggitivo di Brescia ricercato da Shura non ho aspettato un
secondo a chiamarlo per avvisarlo! È stato bello conoscerti! -disse ridendo e
gli sparò, ma senza colpire punti vitali. Svenne dopo aver subito un colpo al
fianco destro ed uno sulla spalla sinistra.
-Bene!
Caricatelo sul carro! Lo porteremo alla nostra prigione temporanea a Marsiglia!
– ordinò Shura ai suoi uomini e congedò Boris.
-Shura,
aspetta! – urlò Boris- Sei sicuro che quei cavalli viaggeranno abbastanza? –
-Tranquillo,
gli scienziati del governo hanno sviluppato delle zampe robotiche che
permetteranno ai cavalli di fare metà tragitto prima che faccia buio! –
-E poi? –
chiese Boris incuriosito.
-Di notte i
“cavalli” dormono e noi approfittiamo per riposare. - rispose contento Shura.
-Allora vai e
fa in fretta- gli raccomandò Boris.
Intanto,
Sofia, dopo essersi nascosta aveva assistito a tutta la scena così, nonostante
fosse piena di rabbia prese la saggia decisione di seguire il carro di Shura
riuscendo ad aggrapparsi senza farsi vedere. Solo dopo aver seguito per circa
un terzo della strada si accorse delle zampe robotiche che permettevano ai
cavalli di raggiungere quasi i settanta chilometri orari.
-Ecco perché
non hanno ancora sostato! -pensò Sofia- da dietro non lo avevo notato!
Una volta
calata la notte, il carro si fermò e Sofia ne approfittò per avvicinarsi con
l’intento di liberare Marco…
-Psst…psst…
Marco! - bisbigliò – Svegliati, ce ne andiamo! -
-Cosa…Sofia
cosa ci fai qui? –
-Sono venuta
a liberarti, che domande! –disse- lo sai che i compagni ribelli non si
abbandonano mai! – gli strizzò l’occhio.
-Grazie, ma
è più prudente che io rimanga qui, per ora, altrimenti ci inseguiranno subito!
-continuò-Sarà più facile evadere a Marsiglia.
-E io ora
cosa dovrei fare? –
-Continua a
seguirci, ma prima prendi i miei “guanti”, ti torneranno utili-
-D’accordo,
ma appena ti libero devi farti curare subito. – gli raccomandò – quelle medicazioni
poco ortodosse non serviranno a molto-
Dopo aver
recuperato i guanti Sofia si accampò lì vicino e all’alba si nascose nuovamente
dietro il carro e, giunsero a destinazione.
-Wow! È
davvero enorme per essere una prigione temporanea! -pensò Sofia- Ma non mi farò
spaventare dalle dimensioni di questo edificio-
-Mi
raccomando restate a guardia della porta! -urlò Shura a due uomini.
-Va bene,
vediamo se ci sono altre entrate- disse Sofia esaminando l’edificio- ci sono
tre piani, partendo dall’ alto ci sono le stanze dei soldati e del comandante,
la base operativa e il piano terra con le scale che portano ai piani superiori
ed alcune che vanno verso il basso- continuò sbirciando da una finestra rotta e
ascoltando attentamente i discorsi delle guardie- sicuramente le celle saranno
sottoterra, bene un vantaggio per me!
Sofia si
assicurò che nessuno la vedesse ed entrò nell’edificio dalla finestra rotta sul
lato sinistro del palazzo. Le scale che portavano alla prigione erano accanto a
lei, così iniziò a scendere cautamente. Al piano inferiore c’erano sei celle,
ma nessuna guardia e ciò la stupì molto, finché non si accorse che erano vuote.
-Com’è
possibile che siano tutte vuote- pensò.
Dopodiché
notò la presenza di altre scale all’interno di una cella.
-Incredibile-
pensò Sofia- come si fa a costruire una prigione dentro una prigione? –
Fu così che
scese nuovamente, ma stavolta si fermò prima di arrivare, infatti c’era una sola
grande cella ma con una guardia al suo interno. Era una donna bassa, coi
capelli viola. Aveva una lancia in mano
che puntava verso il prigioniero, mentre gli parlava. Sofia si avvicinò
abbastanza da poter ascoltare. Riuscì a scorgere Marco, era incatenato al muro.
-Alla fine
ti hanno preso! – commentò sogghignando la donna. -Finalmente potranno finire il
lavoro che avevano cominciato. E comunque dovresti sentirti importante dato che
ti hanno messo nella cella per i prigionieri più pericolosi. -
-Stai zitta Rebecca!!-
rispose aspramente Marco.
-Ce l’hai
ancora con me per la storia del tradimento- disse -e per la distruzione di Brescia-continuò-
o forse è per Jasmine e Louis…
-Sta zitta!
– disse nuovamente ma stavolta con molta rabbia senza darle il tempo di
terminare la frase.
-L’hai
voluto tu! – Gli trafisse il braccio destro con la lancia-Finirò quello che ho
cominciato un anno fa! -
Marco gettò
un grido di dolore, poiché quel braccio non si era mai ripreso dopo i colpi di
Shura.
Rebecca
tentò di colpirlo un’altra volta, ma si fermò di colpo dopo aver sentito un
rumore. Le sbarre della cella erano state tagliate da Sofia con i guanti di
Marco.
-Chi sei tu?
– chiese sorpresa Rebecca.
-Sono il tuo
incubo peggiore! – rispose Sofia.
Non esitò un
attimo a tagliare le catene di Marco e a caricarlo sulle sue spalle dato che le
ferite lo avevano reso totalmente inerte.
-Dove credi
di andare con il prigioniero? – Chiese nervosamente Rebecca puntandole la lancia
contro.
-Il più
lontano possibile da qui- rispose Sofia.
Dopodiché le
spezzo la lancia con le lame di Marco e fuggì.
-Ci
rivedremo! - urlò furiosamente Rebecca.
Le due
guardie che erano davanti alla prigione si accorsero della presenza di Sofia,
ma quest’ultima riuscì a seminarle ed a rifugiarsi in un bosco non molto
lontano da lì, dove aveva piantato una tenda. Iniziò fin da subito ad occuparsi
delle ferite di Marco.